Quindici minuti per rifare una città. Milano non ha atteso ed è oggi punta di diamante della nuova città a quindici minuti. Imprese, istituzioni, università e sindacati si sono confrontati in un convegno dal titolo “Lavorare vicino casa: coworking e near working per la città a quindici minuti”. Milano si ripensa e la crisi del covid diventa momento di rilancio e tensione verso il nuovo. ”Vogliamo essere la prima amministrazione a sperimentare nuovi luoghi e nuovi modi di lavorare che si pongono in sintonia con la costruzione di una Milano a quindici minuti e contribuiscano di disegnare il modo di vivere e fruire della città e dei suoi servii post pandemia” dichiara l’assessora Tajani” Policentrismo prossimità ed ibridazione le nuove parole d’ordine. E non da ultimo il near working.
Come funziona il lavoro di vicinato?
Si tratta in entrambi i casi di ambienti di lavoro condiviso, ma la differenza sostanziale tra le proposte di “co-working” ed il “Near Home Working” sta nel pubblico .Il target dei co-working sono i liberi professionisti, i freelance, le start-up, i piccoli gruppi che si dedicano per periodi brevi a progetti specifici (anche le company utilizzano i co-working per esperienze brevi e fuori sede, per sviluppare progetti specifici con piccoli team). Le sedi dei co-working si trovano in ambiti urbani centrali, in ambienti cool, in zone prestigiose o con elevato appeal. Dice Nizzi autore di una idea di near working: “La nostra proposta si rivolge direttamente alla società, a cui offre la possibilità di far lavorare i propri dipendenti “vicino a casa”, in sedi di lavoro distribuite sul territorio, nella cintura del Comune di Milano, in aree periferiche e anche nei comuni della città metropolitana. In luoghi comodamente raggiungibili a piedi o in bicicletta in meno di 15 minuti.” L’idea, nata in una situazione di emergenza, è un modello organizzativo del lavoro sul territorio estremamente valido e utile per risolvere una serie di problemi che caratterizzano la città contemporanea, innescando molteplici circoli virtuosi.
La soluzione si basa su tecnologie già disponibili e sperimentate, che consentono di svolgere attività lavorative in remoto, sull’ideale di città sostenibile dei 15 minuti, e su valutazioni di carattere psicologico e sociologico, legate all’abitare e alla funzione sociale del lavoro. Con l’obiettivo di organizzare un sistema territoriale, su scala metropolitana, tale per cui le persone possano raggiungere in meno di 15 minuti un “local office”, una sede di lavoro condivisa con altri, adeguatamente attrezzata e idonea per svolgere attività lavorative di tipo prevalentemente intellettuale.
Coniugare lo “smart working” in termini di “home working” significa non riconoscere la funzione sociale del lavoro. È il modo peggiore di utilizzare le possibilità offerte dalla tecnologia e il modo migliore per soffocare le esigenze di socialità delle persone. Da qui il disagio (stress emotivo e imbruttimento personale) che, alla lunga, provano le persone che lavorano da casa” continua Nizzi. L’ambiente domestico infatti è perfetto per coltivare affetti e relazioni personali, ma non offre le condizioni minime necessarie per lavorare con soddisfazione: troppe le distrazioni, inadeguati gli spazi, minime le indispensabili occasioni di sociali. Il progetto offre la possibilità di vivere il quartiere per tutta la giornata. Se quindici minuti vi sembrano pochi…..